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Greenpeace, al fine di ridurre il rischio di contrarre nuove pandemie, ha richiesto all’Unione europea e ai Governi nazionali di bloccare il sostegno all’allevamento intensivo nei pacchetti di salvataggio o con altri sussidi pubblici, salvando invece l’agricoltura su piccola scala. Infatti, l’allevamento intensivo ha un ruolo ben noto sia per l’emersione che per la diffusione di infezioni virali simili al Covid-19; si stima che il 73% di tutte le malattie infettive emergenti provenga da animali. Migliorare la salute dell’uomo e degli animali, insieme a quella delle piante e dell’ambiente, è l’unico modo per mantenere e preservare la sostenibilità del pianeta, in quanto la salute umana è indissolubilmente legata alla salute degli animali e della natura. L’allevamento degli animali è il principale motore della distruzione globale delle foreste e i ricercatori stimano che il 31% delle epidemie di malattie emergenti sia legato al cambiamento nell’uso del suolo, causato dall’invasione umana nelle foreste pluviali tropicali. In sostanza, l’Ue e i Governi nazionali devono salvare gli agricoltori su piccola scala colpiti da questa crisi e smettere di sostenere il sistema degli allevamenti intensivi che mettono a rischio la salute pubblica. Nell’ambito dell’attuale Politica Agricola Comune (Pac) alcuni settori ricevono già, direttamente e indirettamente elevati sussidi pubblici dell’Ue. La stragrande maggioranza di questi pagamenti sostengono le aziende intensive più grandi, che forniscono oltre il 72% dei prodotti di origine animale in Europa, mentre le aziende più piccole continuano a scomparire.
Fonte: Cambia la terra